Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
SIAMO FOGLI E FOGLIE SCOSSI DAL VENTO DELLA VERITÀ
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«Ogni storia si compone di tante tracce, infiniti fili che seguono sviluppi più o meno prevedibili. Dall’intreccio di questi fili può nascere un miscuglio informe e disordinato oppure un disegno dove ogni singolo elemento è al posto giusto (…)
A volte bisogna aspettare che tutti i fili si siano intrecciati per sciogliere i nodi e scoprire che quel percorso, per quanto accidentato, è perfetto così» scrive Federica Censi in “Quattro nodi da districare”.
Il problema è che quando tutti i fili si sono intrecciati, il garbuglio è talmente intricato da essere difficilmente scioglibile, il che ci porta spesso a delegare gli eventi della vita a scegliere per noi uno spostamento di focus che ci distragga o faccia uscire di scena.
In ogni caso l’appuntamento per affrancarci dall’auto-omertà nella quale ci siamo rintanati per mantenere, anche se stagnante, il nostro status quo, arriva.
Per Luca, protagonista del libro della Censi, quel momento si concretizza per mano di una bimba: «Sapevo che prima o poi Sofia avrebbe chiesto di sapere la verità (…) quella verità con cui ancora non ero riuscito a fare pace.
La luce che balenava nello sguardo trasparente di mia figlia mi incantò. Aveva gli occhi di sua madre. Occhi splendenti e bellissimi. E la bellezza trafigge».
È uno sguardo, un incontro, un incidente di percorso l’appuntamento con «i minuti cristalli della luce della luna (che) si intrufolano nelle feritoie della finestra semiaperta lasciando intravedere il profilo della stanza»
un’immagine, questa, di Federica Censi che ci mostra come il filtrare della verità rischiari la grotta nella quale ci siamo rifugiati. E rinchiusi.
Possiamo continuare, scrive Federica, a comportarci da «attori che hanno paura di scendere dal palco (…) per non deludere le aspettative del pubblico e per mantenere un ruolo di valore» o decidere che la vita è troppo preziosa per lasciarla ammuffire nella gattabuia dei non detti.
Una storia, quella di Luca, che si snoda nella sua ultima settimana, quella che vede sgretolarsi il suo personaggio, quella della resa dei conti e dei respiri contati che dipanano i fili ingarbugliati permettendogli di contemplare il disegno nella sua interezza, estrapolarne le lezioni e, soprattutto, coglierne con gratitudine i doni ricevuti.
«Se c’è una cosa che ho imparato in questa mia vita piena zeppa di sensi di colpa è che non esiste arma più potente e salvifica del perdono (…)
Ora che ho raggiunto il capolinea (…), con occhi nostalgici e grati mi affaccio dall’ultimo vagone del mio treno e vedo sfilare innanzi a me tutte quelle persone che hanno contribuito al dispiegarsi delle linee del mio destino (…)
Sono arrivato alla fine e non cambierei una virgola di quello che vi ho raccontato» perché se da un lato siamo il risultato del nostro passato, è altrettanto vero che possiamo non esserne prigionieri e riuscire a vedere che tutto si è compiuto proprio come doveva compiersi.
Siamo in autunno; gli ultimi giorni delle foglie brillano di luce e colori.
E noi?
Sul libro dell’esistenza siamo ancora pagine bianche in attesa del nostro punto di morte (inverno) o fogli e foglie scossi dal vento della verità che toglie il seccume e permette la rinascita primaverile?
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#4 ottobre 2025
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