«Una mattina di 40 anni fa, mentre mi facevo la barba ed ero davanti allo specchio con le guance insaponate - racconta sul palco di Ted con voce serena Arnaldo Graglia - mi sono chiesto cosa volessi fare da grande. Ero libero, il mio lavoro di manager mi piaceva, avevo denaro, perché dunque quella domanda?»
Arnaldo in quell’istante percepì che oltre quella sua felicità doveva esserci molto di più e sentì che per sfiorare quel ‘di più’, avrebbe dovuto rinascere.
«In 24 ore - continua - ho abbandonato le vecchie abitudini che servono a sopravvivere, ma non a crescere, quali la mondanità, il tennis e gli amici con i quali la sera uscivo a divertirmi. Non ho mollato il lavoro dal quale mi sarei sganciato più tardi e sono qui, 40 anni dopo, a dirvi cosa ho scoperto».
Arnaldo paragona il suo percorso a un nuovo progetto che, per essere sviluppato, «andava coltivato con intenzione, pazienza, perseveranza, sentimento e attenzione verso gli altri». L’obiettivo finale era connettersi con tutto ciò che lo circondava: persone, animali, natura, cose.
Da dove cominciare? «Dal non nuocere agli altri - dice - ma a me che non ero un santo e avevo le mie antipatie serviva un addestramento; lo trovai nell’amorevole gentilezza, una pratica che genera un effetto simile a quello della primavera quando, dopo l’apparente morte invernale, al primo raggio di sole spuntano germogli e fiori.
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