Quando vivo di persona un’esperienza bella e utile, desidero condividerla con tutti, nel totale rispetto del personale, perfetto percorso di vita di ognuno... perché la felicità è il nostro primo dovere.

Il blog felice
Der Blog vom Glück
The happy blog

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DIFFONDERE IL BENE

«Il bosco è democratico, accetta tutti - dice l’artista di Land Art Fabio Racheli - È sensibile con i sensibili e freddo con i cuori freddi. Ti restituisce ciò che hai dentro e fa da specchio alla tua anima».

Queste parole mi toccano nel profondo mentre, alle pendici del Maniva, ci inoltriamo nel bosco in compagnia di alcuni ragazzi speciali della cooperativa sociale l’Aquilone di Gardone Val Trompia.

In mano abbiamo un rastrello e una pala per completare l’imponente opera che resterà nella conca che l’ha vista nascere.

«Suggerisco loro di guardarsi intorno e di lasciarsi andare - mi racconta l’artista - Trascorriamo ore in assoluto silenzio, la risposta è immediata, la concentrazione massima, il vuoto colmo non lascia spazio alle parole.

Il bosco riconosce gli umili di cuore, i fragili e, come una madre premurosa, li accoglie con carezze e parole gentili. Il mondo degli umani discrimina, la natura abbraccia le anime speciali e fa festa con loro». 

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Scorrazzava felice con la sua moto, Luca, grato per il sogno a due ruote che all’alba dei 32 anni aveva coronato. Poi arrivò l’autunno e il ragazzo iniziò ad avere problemi di equilibrio ai quali seguirono dolori agli arti e via via nuovi disagi che il mese scorso, mentre addobbi e lucine annunciavano le festività natalizie, portarono al verdetto: Creutzfeldt Jakob.

La sentenza inappellabile era una malattia neurodegenerativa che gli concedeva poche settimane di vita e due alternative: le cure palliative a casa o l’hospice. “A casa” affermò Teresa senza esitazione. 

Nell’arco di pochi giorni Luca si ritrovò allettato, paralizzato e incapace di parlare.

Gli unici movimenti che attualmente gli sono consentiti sono quelli degli occhi e della bocca dalla quale, a fatica, riesce ancora a sorbire cibo liquido amorevolmente preparato dalla madre che gli dice quando aprire le labbra e quando deglutire. 

Il giovane, incarcerato in un corpo che non risponde più ai comandi, si rende conto di tutto; Teresa, imprigionata nel dramma, gli vive accanto giorno e notte sempre disponibile, sempre premurosa, sempre di buon umore, volteggiandogli attorno con la leggerezza di chi non mostra il macigno che le sta spappolando il cuore. 

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mini racconti intrisi di bellezza

LA RACCOLTA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI SUL GIORNALE DI BRESCIA
DAL 2020 al 2023
DIVENTA UN LIBRO

 

Innaffio il mondo con spruzzi di gioia
che raccontano la quotidianità della vita osservata attraverso le lenti dell’incanto che ognuno di noi può indossare volontariamente in attesa del giorno in cui non ci saranno più occhiali da mettere e da togliere, ma solo verità e bellezza. 
Ovunque. 
Per tutti.

È successo il 31 ottobre 2020; quel giorno “La lezione dell’anitra” ha dato il via a una serie di articoli settimanali sul Giornale di Brescia racchiusi nella cornice della rubrica La Bellezza Nel Quotidiano per provare, con le parole, a sostenere i cuori appesantiti dalla sofferenza di un periodo difficile.

È germogliato così, fra le notizie di attualità, uno spazio di riflessione per mostrare la bellezza che, sempre e comunque, impregna l'esistenza.

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“Non aveva lasciato passare un minuto della sua vita che non fosse stato impiegato a fare della roba” Mazzarò, il protagonista della novella del Verga, e “di una cosa sola gli doleva, che cominciasse a farsi vecchio, e la terra doveva lasciarla là dov’era”.

Nell’indimenticabile racconto “La roba”, l’autore mette in scena la figura dell’accumulatore che trae sicurezza dal possesso dei beni ai quali si aggrappa come estremo tentativo di legarsi, per loro tramite, alla vita.

“Questa è un’ingiustizia di Dio - dice Mazzarò - che dopo essersi logorata la vita ad acquistare della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora, dovete lasciarla!”

La rabbia del protagonista è la logica conseguenza di chi, non conoscendo l’amore, vive ossessionato sia dall’avere sempre più sia dal tenersi stretto ciò che ha. 

È comprensibile. Siamo corpo, mente e spirito: se diamo da mangiare solo ai primi due, perituri, cercheremo fino allo stremo di non mollarli mentre, se coltiviamo il giardino del cuore, nutriamo lo spirito, sganciamo i pesi che ci ancorano a terra, godiamo di panorami sconfinati e…

«mi accorgo di come, pur limitandosi la mia quotidianità, partecipo molto di più alle vicende del mondo - dice la mia cara amica Paola (81 anni) - Ci sono persone sconosciute che sento vicine e per le quali prego ogni giorno,

come la neonata siriana di Aleppo che nel terremoto dello scorso febbraio è stata trovata viva con il cordone ombelicale ancora attaccato al corpo senza vita della madre.

I miei orizzonti, per un verso rimpiccioliti dal fisico traballante, per un altro si sono ampliati».

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«Ho sparlato di un tale, inventandomi falsità». Il Don è perplesso; la donna seduta davanti a lui sta confessando per l’ennesima volta il peccato di calunnia.

Per aiutarla il sacerdote le ordina di comprare una gallina morta, ma con le penne. «Che penitenza sarebbe? E cosa c’entra la gallina?» irrompe lei.

Don Filippo Neri soggiunge: «Ascoltatemi con attenzione: non si tratta solo di comprare la gallina, ma di portarmela spennandola per le strade di Roma. Poi vi dirò cosa fare».

La penitente ubbidisce, si procura la gallina e la spenna mentre cammina. 

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