«Avevo 4 anni quando mia madre entrò in ospedale. Ero preoccupato: per la prima volta sarebbe mancata da casa 14 giorni. L’intervento andò bene, ma lei si addormentò. Quel sonno, mi dissero, si chiamava coma.
Due anni dopo fu papà a darmi la notizia: “La mamma si è svegliata, corriamo da lei". Partimmo trepidanti ignari che il suo cervello avesse cancellato, oltre a noi, 10 anni di vita.
Mamma ci mise 2 inverni per tornare a una sorta di normalità e papà altri 2 per ammalarsi e morire».
Ha 10 anni, Marco, la nuova sofferenza è un macigno immenso e in terza media, per sopportarlo, inizia a tagliarsi. L’ha visto fare ad alcuni ragazzi e gli hanno spiegato che quando ci si fa male tutto il resto sparisce: dolore scaccia dolore.
Ci prova. Funziona. Inizia a incidersi le braccia più volte al giorno, ne ha bisogno per sopravvivere.
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